Il Cuscino

Qualche anno fa mi venne la bella idea di seguire un corso serale per agenti e rappresentanti di commercio. A dir la verità me ne fregava assai poco, venni convinto da un mio amico che non aveva gli attributi per iscriversi da solo.

Il primo giorno io e il mio compare notammo in prima fila una bella ragazza, bionda e con gli occhi azzurri. Diceva di essere ucraina e di chiamarsi Lesya (nome di fantasia, ndr). Sui 30 anni, belloccia, alta e con due tette tante. Un po’ scarsa di culo ma non ci si badava poi molto.

Siccome l’insegnante quella sera ci fece il terzo grado, scoprimmo che l’angioletto s’era laureato in patria col massimo dei voti in Economia & Commercio, e attualmente lavorava presso la ragioneria di una non meglio precisata azienda locale.

ukraine-girl-219x300Quello che però ci colpì davvero è che tutte le sere la principessina si portava un cuscino morbido morbido da casa, su cui appoggiare le sue regali terga. C’è da dire che le sediacce di quell’aula non erano certo state comprate allo Chateau d’Ax, e non eccellevano in comodità. Presumo abbiate tutti presenti le classiche seggiole in simil legnoplastica che ammorbano tutte le scuole d’Italia e che predispongono alla scoliosi intere generazioni di studenti… Ci sembrò doveroso informarci sul suo stato di salute: affermava di aver avuto un incidente stradale poco tempo prima, e di essersi fratturata l’osso sacro. La spiegazione lì per lì ci sembrò convincente, e nelle settimane successive non abbandonò mai l’amato cuscino (quanto avrei voluto essere quel cuscino!).

eclectic-pillowsI mesi però passavano e il cuscino non cessava di essere una presenza costante nella nostra aula, tant’è che gli affibbiammo pure un nomignolo scherzoso (Seymore Butts, in omaggio ad un raffinato cineasta di genere). Lei prendeva la cosa con spirito, e si giustificava dicendo che l’ortopedico aveva constatato la sua completa guarigione ma le aveva anche consigliato di evitare sedute scomode ancora per un po’ di tempo. Era l’unica donna di tutto il corso ma sapeva farsi rispettare, era una presenza piacevole.

Quanto a me, frequentavo controvoglia: avevo altri pensieri per la testa. Mi ero lasciato da poco con la morosa e non battevo chiodo. Scandagliavo le “comunicazioni personali” della gazzetta della mia città alla ricerca di annunci interessanti. Mi ero imposto come regola “non più di una volta alla settimana”: è chiaro che i serbatoi ogni tanto andavano svuotati, ma le mie modeste finanze non mi permettevano di fare troppo lo splendido.

whores-glory-4Un bel giorno mi cadde l’occhio su un’inserzione particolarmente interessante, che recitava più o meno così (vado a memoria): “AAA Monella trasgressiva supersexy, 25 anni, bionda e occhi azzurri, completissima. Ambiente climatizzato, massima riservatezza, solo distinti. Tel 338******”

Per chi non mastica di questi annunci, faccio le seguenti precisazioni: 25 anni vuol dire che come minimo la signorina che ha 10 di più; completissima significa che offre anche RaiDue; massima riservatezza significa che in casa dove esercita c’è solo lei e non anche le sue colleghe; solo distinti vuol dire che la faccenda non è propriamente a buon mercato.

Ad ogni modo chiamai, c’era la segreteria telefonica. Lasciai un messaggio dicendo che volevo “prendere un appuntamento”. Fui richiamato la sera stessa. Effettivamente udii una voce familiare, ma non riuscii a collegarla subito alla corsista ucraina “impiegata presso la ragioneria di un’azienda locale”.

Quando mi presentai là, e salii al 9° piano di quell’anonimo e grigio palazzone di periferia, trovai la porta semichiusa e lei che buttava fuori solo un occhio attraverso lo spiraglio. Sì, era davvero lei.

DSC01618Mi fece entrare. Era in vestaglia, onestamente nulla di particolarmente sensuale. Dopo un momento di comprensibile imbarazzo, disse: “ascolta, facciamo pure tutto ma non dire nulla a scuola che ci faccio una figura di merda”.

“Ok, non preoccuparti”.

Tralascio i dettagli, perché sono un signore (lol). Dico solo che non ebbi il cuore di usufruire del canale secondario. Però mi trovai bene, pur nell’imbarazzo della situazione.

Il lunedì successivo però non venne a lezione. E nemmeno martedì, e nemmeno mercoledì. Insomma non la vedemmo più. Forse aveva paura di quello che potevo aver raccontato in giro, nonostante le mie rassicurazioni. Mancavano ancora alcune settimane alla fine, tentai di richiamarla sul numero del “lavoro” ma era sempre staccato. Non mi sembrò il caso di andarla a disturbare “a casa”. Dunque finì così. Prendemmo tutti l’attestato, e ognuno andò per la sua strada. Lei probabilmente fa ancora quel lavoro, però. T_T

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